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Cerimonia di offerta del cero pasquale alla Chiesa da parte dell'Amministrazione Comunale

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Messaggio  Admin Lun Mar 22, 2010 5:02 pm

Storia e significato di un'antica tradizione
OFFERTA DEL CERO PASQUALE ALLA CATTEDRALE

Per celebrare degnamente il Giubileo dell'anno 2000, proclamato dal Pontefice Giovanni Paolo II in occasione del passaggio al Terzo Millennio dell'era cristiana, il Comitato "Jubilaeum Adria 2000" istituito dall'Amministrazione Comunale propose il ripristino di un'antica tradizione adriese: l'offerta del cero pasquale alla Cattedrale, da parte della Comunità. Considerandone il valore storico e simbolico, l'Amministrazione Comunale accolse con entusiasmo l'invito e, sulla base dei risultati delle ricerche d'archivio prodotte dal Comitato, deliberò il ripristino dell'antica tradizione. Dal 2000, quindi, un grosso cero pasquale con le insegne di Adria, viene consegnato alla Cattedrale durante la Settimana pasquale. La significativa cerimonia si svolge il Giovedì Santo, al termine della Messa Crismale, alla presenza del Vescovo, del Capitolo, delle Autorità civili e militari e dei fedeli. Il cero viene portato solennemente in Cattedrale da un corteo composto da Sindaco, Giunta, Consiglieri Comunali, Autorità e Cittadini, aperto dai Vigili urbani con il gonfalone. Dopo uno scambio di reciproci messaggi di augurio, il cero viene direttamente consegnato dal Sindaco nelle mani del Vescovo per gli usi liturgici. Si tratta di una cerimonia semplice che, per la città di Adria, fortemente legata all'Autorità del Vescovo diocesano, assume aspetti storici e religiosi particolari che meritano di essere approfonditi.

Le origini di un'antica tradizione
Ad Adria la donazione del cero pasquale alla Cattedrale ha origini antichissime ed è strettamente connessa al forte vincolo esistente con la "fede petrina", quella più antica cioè, giunta in questi luoghi fin dai primi secoli della Chiesa. Questa usanza trova riscontro nei primi Statuti risalenti al secolo XIV, successivamente elaborati ed approvati nel 1442 da Leonello d'Este, Signore di Adria e del Polesine. Il manoscritto, una copia del quale è conservata presso l'Accademia dei Concordi di Rovigo (n.257, pag. 82), sotto il titolo "dil cirio che die esser comprato per il comun" ("Del cero che doveva essere acquistato dalla Comunità"), riporta la prescrizione tassativa a cui doveva attenersi il rappresentante del Duca in Adria: "Ardinemo chel Visconte sia tignudo et debia far comprar per il comun dal lato dil Castelo o de la Tomba uno cirio de peso de libre quatro per il batesmo per zorni quindici jnanci che se fazza il ditto batesmo a le spese dil Comun". Nel commentare questa disposizione statutaria, il Bocchi (F.A.Bocchi: "Lo Statuto di Adria nel Veneto compilato nel MCCCCXLII" in "Archivio Veneto", 1875/78, pag. 31) afferma: "Ricordiamo qui, come provvedimento comunale che il Visconte debba far comprare al Comune 'quartiere di Castello' e 'quartiere della Tomba', un cero di quattro libbre pel battesimo, quindici giorni innanzi che sia fatto 'dictum baptisma' ". Lo studioso prosegue spiegando "qui io credo debba intendersi non dei battesimi in genere, ma della benedizione del fonte battesimale del sabbato santo; altrimenti sarebbe inesplicabile la frase 'per XV dies antequam fiat dictum baptisma' " e prosegue "questo poi ci fa indurre che a molti venisse conferito in quel giorno, durante la funzione, il sacramento del battesimo". In relazione a quanto riportato dal Bocchi, l'Archivio Comunale Antico di Adria, sul cero pasquale fornisce una documentazione che, seppur frammentaria, costituisce ampia conferma della tradizione. La quale del resto, era già stata parzialmente individuata dal prof. Antonio Lodo nelle note riportate in calce agli "Annali Adriesi (1505-1649) di Alfonso Bocca", pubblicati dalla Minelliana nel 1985. Le annotazioni riportano quanto rinvenuto dallo stesso prof. Lodo tra le scritture contabili segnate nel "Libro di entrate e di spesa del Comune et homini de la Citade de Adri"(reg. n. 22/2), riferite agli anni 1512, 1514, 1520, 1563. Sempre nel medesimo Archivio Antico, con l'aiuto dell'appassionato funzionario Giosuè Paggioro, abbiamo rinvenuto un altro documento del 1784, sempre riferito all'acquisto del cero da parte della Comunità. La traduzione di tali documenti, eseguita dal giovane studioso adriese prof. Andrea Bocchi, Bibliotecario presso la "Domus mazziniana" di Pisa, conferma inequivocabilmente l'antica usanza della donazione del cero pasquale che trova fondamento nelle origini ultramillenarie della tradizione cristiana adriese.

Alcune tipiche tradizioni adriesi legate alla Pasqua
Le cronache locali rivelano l'esistenza di altre tradizioni legate alla Pasqua cristiana. Fin dal 1600 in cattedrale, con grande partecipazione di popolo venivano recitate rappresentazioni sacre, come il "Mortorio di Cristo" in cui gli attori erano i "canaroli", la gente più povera del contado. Le celebrazioni del Venerdì Santo, incentrate sulla tradizionale processione sospesa dopo il Concilio, erano un misto di tradizione cristiana e rito pagano. La processione con la croce e i simboli spietati della crocifissione infatti, si svolgeva lungo il corso principale della città dove le numerose macellerie esponevano gli agnelli squartati addobbati con fiori e coccarde, pronti per il pranzo pasquale. Altra tradizione molto radicata era il "cozzo delle uova" in piazza Castello che, nei giorni di Pasqua e Pasquetta (il lunedì dell'Angelo) si trasformava in un vero e proprio campo di gara. Le venditrici di uova esibivano grandi cesti multicolori (prevaleva il rosso) carichi del prezioso "frutto" della gallina. Nella simpatica gara era perdente chi per primo si trovava in mano l'uovo rotto nel cozzo. La tradizione più bella e significativa però, era quella del bagno degli occhi al suono delle campane che annunciavano la Risurrezione di Cristo. Era un momento di grande emozione per tutti. Al suono del "Gloria" (così era definito dal popolo quel momento) tutti correvano a bagnarsi gli occhi con l'acqua. Molti, in quel momento, scendevano i gradini del canale che attraversa la città, oppure nei fossi, per purificarsi e ringraziare il Risorto. Come si può ben intuire la tradizione riporta al grande significato spirituale del Battesimo, rappresentato in Adria da antiche testimonianze paleocristiane. Possiamo citare il fonte battesimale ad immersione, a forma ottagona, con iscrizione sul labbro superiore riferita al Vescovo Bono, risalente, secondo gli studiosi che si sono soffermati sulle caratteristiche epigrafiche di alcune lettere, alla metà del secolo VIII. Ed inoltre il vaso battesimale ottagono, di minori dimensioni e privo di iscrizioni, conservato presso la cattedrale attuale, di epoca forse più tarda. Ebbene, gli otto lati rappresentano i giorni della Creazione. Secondo la narrazione biblica infatti, Dio ha creato il mondo in sette giorni riservando l'ottavo giorno all'adorazione divina. Il cristiano entra nell'ottavo giorno per mezzo del sacramento del Battesimo. Per questo motivo i battisteri più antichi sono contraddistinti da otto lati. Il battistero della Tomba poi, che fino al sec. XI si trovava all'esterno della Basilica ed era dedicato a San Giovanni (il Battista), rappresenta un documento ancor più eccezionale specialmente se accostato all'acquasantiera, pure ottagona. E' noto che nella tradizione cristiana l'acquasantiera serve ad unire l'acqua lustrale all'acqua sacramentale del battesimo.

Candelabro per il cero pasquale
In questo contesto, non possiamo non accennare all'artistico candelabro di proprietà della cattedrale che serve da supporto per il cero pasquale. E' una preziosa opera lignea uscita da una bottega veneta verso la prima metà del sec. XIX (scheda elaborata dagli esperti della Curia di Adria-Rovigo per conto della C.E.I.).
Uso liturgico attuale
Durante la veglia pasquale, il candelabro viene collocato al centro del presbiterio o presso l'ambone. Per il resto dell'anno viene tenuto a lato dell'altare maggiore.
Dati tecnici essenziali
Il candelabro non è un candeliere comune, ma deve distinguersi per dimensioni monumentali (adeguate a quelle del cero), forma e decorazione. La storia ci tramanda esempi di candelabri fissi, inamovibili, ma la forma più diffusa è quella dell'arredo mobile. I testi liturgici consentono una grande libertà nella scelta dei materiali con una preferenza per quelli che, secondo la mentalità del nostro tempo, siano ritenuti nobili, durevoli e che si adattino bene all'uso sacro.
Considerazioni:
La nostra cattedrale ha osservato queste norme liturgiche. Il candelabro che serve da supporto al cero donato annualmente dalla Municipalità è quasi certamente coevo all'altare maggiore (edificato secondo i canoni del Pontificale Romano), che fu consacrato l'11 dicembre 1825 dal vescovo Carlo Pio Ravasi. Da qualche anno il candelabro è tornato all'antico splendore per merito di un bravo artigiano adriese, il Sig. Lino Berti, il quale con tanta pazienza e con altrettanta competenza ha riparato i danni arrecati all'opera dall'usura del tempo.

Significato della donazione del cero
La simbologia liturgica del cero è molto significativa. Il cero acceso riporta all'immagine biblica della colonna di fuoco che rischiarava i passi del popolo Ebreo ma, soprattutto, il cero pasquale acceso, ci porta a considerare Gesù Cristo "luce del mondo" nello splendore della Risurrezione (Giovanni 8,12). Se consideriamo la definizione data dal grande Albert Einstein sulla luce ("la luce è l'ombra di Dio"), la donazione del cero vuole rappresentare per la nostra Comunità adriese oltre che un significativo atto di fedeltà alla Chiesa Polesana e di omaggio al Vescovo che la presiede quale legittimo successore degli Apostoli, anche la luce che illumina il cammino di tutti coloro che operano in questa città.
ALDO RONDINA

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