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un polesano figlio di un Bacco minore...IL TURECHETTO

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Messaggio  Admin Sab Ago 07, 2010 11:23 pm

“Dopo il Baseganin, un altro figlio polesano di un Bacco minore. Minore certamente sì, ma pur sempre figlio, classificabile come vino di pianura con tutti difetti che sono propri dei vini “de plano”, secondo la dicitura degli statuti medievali, ma anche con i notevoli che certamente possiede”, Paolo Rigoni fiduciario Slow Food Rovigo.
Parliamo del Turchetta, documentato in Polesine a più riprese a partire dal 1847 e tuttora coltivato a Costa di Rovigo da Giancarlo Stecca che come tanti agricoltori, produce il vino per passione. Pochi filari vicino a casa ereditati dal padre, perché questo è il vino di famiglia. Qui il Turchetta è stato individuato dai tecnici di Veneto Agricoltura, a cui va il merito del salvataggio, studiato catalogato ed ora è diventato specificità polesana. L’azienda Stecca ne ha ampliato la coltivazione e 600 esemplari sono stati messi rispettivamente a dimora alla Mainarda di Bellombra e all’azienda Valle di Papozze (nella foto la cerimonia ufficiale con i Lagunari dell’ALTA a far padrini e le Amministrazioni di Adria e Papozze).
Slow Food Rovigo è stato in visita all’Azienda Stecca, dove sono tenute in bella mostra le varie annate, per valutare questo vino di non eccelsa resa che si è salvato solo perché le uve erano resistenti alle malattie.
Riportiamo integralmente il giudizio degli analisti di Slow Food che hanno assaggiato l’annata 2009: “La spuma iniziale ci sorprende, vigorosa e colorata: il vino ha una colorazione molto marcata rosso porpora, è abbastanza limpido e mantiene una leggera effervescenza. L’intensità al naso è ben percepibile, ci avvolgono i tipici profumi del vino giovane ed esuberante: la rosa, la marasca e i frutti di bosco, il lampone, i profumi della vinificazione e, per finire, un vegetale di foglie bagnate. In bocca sono ben riconoscibili la freschezza, legata alla sensibile acidità, i tannini giovani ma non troppo sgarbati e una buona sapidità. Pochi zuccheri e un corpo che sorprende, del resto i 13° li porta bene. Non può dirsi equilibrato, inoltre intensità e persistenza sono al di sotto delle aspettative, tuttavia può migliorare: da tenere a bada un leggero retrogusto amarognolo. Figlio dell’ambiente in cui viene prodotto, e adatto ad una cucina di piatti semplici ma ben saporiti, può giovarsi di una attenta vinificazione”.

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